I Millennials in Cina

“The want generation” cinese sta forse cambiando un paese millenario?

Cosa è rimasto oggi della “want generation” cinese (dal libro China’s millennials – Eric Fish), dopo la gestione Pandemica degli anni ’20 – ’22, le crisi del mercato immobiliare ed in molti casi la difficoltà nell’occupazione in un periodo in cui anche la crescita della Cina sta rallentando e la sua demografia sta cambiando rapidamente? Quanto è attuale il libro, sicuramente di grande interesse di Fish (che racconta una generazione dalle interviste ai giovani cinesi negli anni tra il 2011 e il 2014)?

Per cominciare a comprendere la Cina bisogna innanzitutto viverci. E viverci a lungo. E per esperienza, non basta mai per capire un paese che è un continente, sottoposto a pressioni sociali profondamente diverse. Shanghai non è Pechino o Shenzhen e tanto meno Hong Kong, per non parlare di Guangzhou nel Canton a circa 120 km a nord ovest di Hong Kong e a 145 km al nord di Macao o nelle zone di minoranza munsulmana (basterebbe per questo anche solo entrare in un ristorante di Shanghai in Wulumuqi lu – in cinese lett. la strada dei munsulmani -. E forse non guardarla con le lenti di un occidentale, meno di un millennial americano. Forse i libri dell’italiano Federico Rampini, che non pratica certo sconti al paese del Dragone, sono più obiettivi, perchè consapevole delle innumerevoli tendenze sociali che influenzano la percezione del giovane – o meno – cittadino e consumatore cinese. E giudicare frettolosamente è sempre sbagliato.

Le contaminazioni dello stile di vita americano o dei mobili a basso prezzo e scarsa qualità dell’Ikea, il fascino generalizzato verso l’Italia (il paese, non la nazione), il lusso di Shanghai, capitale economica, si mischiano con la tradizione del confucianesimo e le superstizioni del Taoismo (provate a guardare i cinesi in fila la domenica per entrare nel monastero buddista di Jing’an nel centro di Shanghai e lanciare delle monetine nelle sue “anfore” gigantesche per cercare una buona fortuna), la ginnastica ed i balli dei vecchi nei parchi la sera o la movida underground nell’arte e nella musica o i post della gente comune nella Giornata della Repubblica con le sfilate dell’esercito.

La gioventù, come il paese stesso fatica a trovare una identità! Un pò a metà tra la tradizione e la modernità, in uno stile pasticciato nel vestire, nell’arredare, nel seguire gli Avengers nelle prime mondiali al cinema e contemporaneamente lo streaming delle produzioni cinesi che si rifanno alla mitologia ed allo stile fantasy. Tutto insieme in salsa agrodolce e speziata tipicamente cinese. Ma non tarderà tanto a trovarla, o a trovare almeno un compromesso possibile: state tranquilli.

I millennials oggi forse sono un pò più informati e consapevoli, sicuramente più impauriti dalle prospettive future, magari hanno viaggiato ed in alcuni casi hanno voluto ritornare a casa in fretta perchè il loro stomaco cinese non tollerava più i gusti occidentali e si fanno qualche domanda sulla trascendenza – qualcuno è entrato pure la domenica con la Bibbia nelle chiese cattoliche – guardate con attenzione dagli occhi tutto sommato tolleranti del partito paternalista. Mangiano hamburger e vanno al più tradizionale hot pot nello stesso tempo e non sono poi così scontenti di vivere in uno stato forte che li “osserva”, ma che in fin dei conti li fa sentire sicuri e in cui per la maggior parte continuano a riporre la loro fiducia di buoni cittadini. La politica non è in discussione, le scelte quotidiane forse, ma non ci sentiamo di dire che in questo caso il Partito entri più di tanto.

Possiamo dire la stessa cosa delle giovani generazioni in occidente? Ci sentiamo di essere in grado di giudicare il modo di governare un paese di un miliardo e mezzo (sia pur in decremento) di orientali e le contraddizioni dei suoi cittadini, millennials che siano, con le nostre lenti appannate di una Europa occidentale che sta perdendo identità culturale e tradizione e senso del vivere comune?

La Cina è e rimane un paese con un grande passato (che fatica alle volte a ricordare e metabolizzare) e con un grande futuro di opportunità per chi ci vuole vivere e fare commercio. A patto di non fare come hanno fatto i francesi, gli inglesi, gli americani, che sono passati di lì pensando di rimanerci con la loro spocchia, insegnando ai cinesi come vivere e quali prodotti consumare. I cinesi assorbono tutto, lo digeriscono e risputano quello che non gli interessa.

Non bisogna mai pensare di averli capiti troppo. Forse vale la pena di frequentarli di più per conoscerli meglio. Con un pò di cortesia e soprattutto di rispetto. 请请,请在,请坐,请喝 (prego, prego entra, prego siediti, prego bevi), usano dire dopo averti fatto accomodare ed offerto del tè. E da lì si comincia, o si ricomincia a discutere in modo alle volte interminabile solo se si è disposti a farlo, finchè non ci si è capiti meglio!


IL LIBRO: RECENSIONE. Immerso in un periodo di forte transizione, Eric Fish, delinea nel suo libro il profilo dei giovani di tutto il paese e il modo in cui si stanno orientando nel sistema educativo, sul posto di lavoro, nelle questioni sociali e nella rinascita dell’attivismo. Basato su interviste con studiosi, giornalisti e centinaia di giovani cinesi, il suo libro sfida l’idea che i giovani di oggi siano stati pacificati dalle comodità materiali e dal nazionalismo. Seguendo gli studenti delle zone rurali dell’Henan che lottano per entrare al college, Fish cattura i contrasti, le aspirazioni e le disillusioni giovanili in un sistema che spesso fatica ad adattarsi ed a conformarli al pensiero comune. Cresciuti con grandi aspettative, abituati ad opportunità senza precedenti sulla scia del boom economico cinese, generazioni dopo Tiananmen, che comunque ha spinto Il Partito a ristrutturare l’economia e a rivedere l’istruzione dei suoi giovani cittadini.

Eric Fish è un giornalista e scrittore, autore del libro China’s Millennials: The Want Generation, che dal 2007 al 2014 ha vissuto in Cina, dove ha lavorato per l’Economic Observer e ha contribuito a testate tra cui The Atlantic, Foreign Policy, The Diplomat e The Telegraph. che si si è occupato di politica, istruzione e questioni sociali con particolare riferimento alla evoluzione della gioventù cinese e dei cambiamenti che hanno dovuto affronntare.